H4-PROSECCO '18
Il primo H4-PROSECCO senza prosecco…
Ma proviamo ad andare con ordine.
La prima ad arrivare (ed anche l’ultima ad andarsene) la mitica Alessia con la Fourina “maintenance free” che alle 11:12 di sabato 28 passa il ponte di barche sul Piave, entrando ufficialmente in terra di prosecco. Pranzo assieme a Cà della Meridiana e poi lei fila a Vittorio Veneto dove pernotterà per ben 3 notti.
Poche ore dopo, dalla Lombardia, arrivano Enzo e Darione entrambi con le 750 e si fermano a dormire a Conegliano.
Serata intensa, con millantacento uozzapp, sms e telefonate del tipo “ma se faccio benzina 50km prima di Conegliano, poi ne ho abbastanza per tutto il giro?”.
C’è persino uno che, memore d’essere arrivato nel fine settimana sbagliato a Cereglio, mi chiede conferma sulla data…
Vabbè insomma, arriviamo alla domenica mattina. Arrivano un paio di Four a casa mia e partimo per il checkpoint. Pochi minuti di attesa per attendere i due bolognesi (uno dei quali è talmente a secco d’olio che la moto puzza di bruciato). Distribuisco i bigliettini con le poche info necessarie nel caso qualcuno perda i contatti con il gruppo, rabbocchiamo l’olio a Matteo e siamo pronti per partire.
Scavalliamo la SS13 Pontebbana, saliamo un pezzo di SS51 d’Alemagna e poi ci infiliamo fra le colline alla nostra sinistra.
Ogliano – Carpesica – Formeniga – Mire Basse e già siamo alla Tripolitania per chi non può vivere senza il caffettino.
Ripartiamo scollinando a Refrontolo – Solighetto – Soligo – Farra di Soligo – Colbertaldo – Follo - Guia – Combai – Miane – Campea – Premaor – Follina – Cison – Mura – Gai – Zuel di Là – Costa di Là…
...e la 400 di Greta comincia a perdere colpi per poi spegnersi del tutto. Pochi rapidi controlli mi consentono di appurare che la batteria è completamente a zero e che con ogni probabilità ha un guasto al sistema di ricarica. Abbandoniamo la motoretta su una terrazza con vista, Greta sale dietro di me e dopo pochi chilometri arriviamo da Brun.
Sulla terrazza, sotto il pergolato c’è una lunga tavola imbandita apposta per noi. Attorno altri tavolini già tutti pieni.
Mi paleso al cameriere, faccio presente che siamo in 32 e che qualcuno avrebbe piacere di avere un menù diverso, saltando il secondo. Il tipo va a riferire in cucina ed ecco arrivare "frau" Marisa a passo di carica. Bassa e tracagnotta, petto in fuori (non tette, solo petto-pancia-culo). Mento puntato in alto, mani sui fianchi e qualche schizzo di sugo sul grembiule. Pare una caricatura dell’uomo di Predappio.
-Qui non si fanno differenze! Il menù è stato stabilito e va rispettato!
-Guardi, dico timidamente, chiedono solo di saltare il secondo, non mi sembra un grosso problema. Poi sono solo 4-5 persone…
-Niente da fare! Il rancio è quello!!!
-Ma facciamo finta, dico io, che quelle poche persone non siano con noi. Facciamo conto che siano arrivati per conto loro, come tutti gli altri qui attorno… Non crede che sia fattibile?
Un attimo d’esitazione, nel quale si sente distintamente il rumore delle meningi che macinano a vuoto.
-Se non sono con voi, stacchiamo il tavolo!
-Ma dai, non mi pare il caso. Fingiamo una separazione virtuale…
-Se non sono con voi, stacchiamo il tavolo!
E in un attimo, stacca il tavolo di quei 30cm che le danno sicurezza.
Indubbiamente buoni gli antipasti ed anche tutto il resto. Peccato per le caraffe di solo vino rosso, ma non oso chiedere varianti
Io no, ma a metà tavolata un commensale audace o che forse prima era in bagno, chiede al cameriere una caraffa di prosecco. Il cameriere si guarda un po’ incerto le scarpe e si infila in cucina.
Esce il sergente Hartman, inquadra subito la vittima e al posto del classico “Come ti chiami faccia di merda?” se ne esce con -Qui non si fanno differenze! Il menù è stato stabilito e va rispettato!
Insomma uno spasso grandioso.
Dopo un minuto esatto dalla sua prima apparizione, Enzo l’ha subito ribattezzata frau Obermajer, mentre Marco è sicurissimo di averla vista militare nei ranghi della Folgore a Livorno.
A pranzo finito, appesantiti e pure un po’ abbioccati, riprendiamo le moto per quanto resta del giro.
Posti di sogno, colline coperte ovunque di vigne laboriose. Il navigatore mi propone una piccola variante e gli do retta. Infiliamo una piccolissima stradina in discesa. Greta, che è ancora dietro a me, esprime la sua perplessità. Proseguo e dietro ho una lunghissima colonna di moto che procedono lentamente per il brecciolino che spesso ricopre l’asfalto.
La strada si rivela un piccolo gioiello che si srotola attorno ai colli e dopo pochi chilometri ci raccordiamo al tracciato prestabilito.
Alle 16:30 siamo nuovamente a Conegliano, dove quasi tutti riprendono la strada di casa.
La moto di Greta verrà poi recuperata in serata e portata a casa con il furgone di Zaizer.
Il giorno successivo, “sei giovani fouristi” hanno dato vita ad una piacevolissima appendice dell’H4-PROSECCO.
Partiti nuovamente dal casello di Conegliano, Io, Matteo, Mario, Alessia, Enzo e Dario abbiamo risalito il Fadalto, rasentando il lago di Santa Croce e seguito la 51 d’Alemagna fino a Longarone. Da li abbiamo infilato la strada di Erto e Casso lungo la Val Cellina fino al lago di Barcis.
L’aria era limpidissima e l’acqua aveva il colore di un atollo polinesiano. Da li siamo scesi a Montereale Valcellina e poi lungo la Pedemontana abbiamo sfiorato Aviano e Polcenigo con tappa finale a Cordignano, dove i due lombardi hanno preso la strada di casa, Alessia e Matteo -mai stanchi- sono saliti sul Cansiglio, scesi per l’Alpago e fatta l’altra sponda del lago di Santa Croce. A sera, Matteo è tornato a Bologna e Alessia a Vittorio Veneto.
Chiusura definitiva oggi –martedì- con Dario che torna per lavoro nelle mie zone ed io che lo vado a trovare con la 350.
Nel mentre, Alessia che si fa Pedavena, Croce d’Aune e Cima Grappa per poi filare a casa dopo ave macinato qualche migliaio di chilometri.
Grazie davvero di quore (con la q di Malinquore) a tutti per essere venuti.
L’anno prossimo torneremo a far danni da Marco Pederiva, dove rimedieremo alla mancanza di prosecco dell’edizione ’18.
Io pensai tutto e tutto valutai, gli anni a venire sapevano di spreco, e di spreco sapevano gli anni addietro...